3000 OBJECTS AND WORKS OF ART TO PROMOTE INTERACTION BETWEEN CONTEMPORARY ART AND THE ART OF "OTHER" CULTURES IN OBJECT /SPECIFIC MODE
XXV Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico
Italia | Trentino Alto-Adige, Rovereto e Trento | multisede
dal 7 al 12 ottobre 2014 | tutti i giorni ore 10 - 23
info +39 0464 452820 | www.fondazionemcr.it
È l’evento più importante nel suo genere: compie 25 anni la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, kermesse prodotta dal nostro partner Fondazione Museo Civico di Rovereto in collaborazione con la rivista Archeologia Viva. Per l'occasione, la FSP rende disponibile per il pubblico di esperti e appassionati di archeologia un reperto eccezionale: un giaguaro Mochica proveniente dal Perù e risalente al I-V secolo. Solo per cinque giorni a Rovereto, all'Auditorium Melott: #auguriRassegna.
Il giaguaro di duemila anni fa: ancora un mistero per gli archeologi.
Un vaso rituale zoomorfo, uno splendido oggetto di cultura Mochica – la più raffinata e avanzata cultura pre-incaica – risalente al Periodo Intermedio Antico peruviano, tra il 100 a.C. e il 500 d.C.
Un'opera molto ben eseguita che raffigura un felino (identificato come giaguaro) sdraiato su un fianco con la testa eretta: un'iconografia tipica della cultura in questione ma qui riprodotta in una dimensione considerevole, particolare che la rende, secondo il nostro esperto Valeria Mazzoleni, assolutamente rara nel panorama della coroplastica peruviana che di norma ha prodotto oggetti di più piccole dimensioni.
Dovendo procedere agli inventari per il costituendo fondo di dotazione della Fondazione Sergio Poggianella, nel marzo del 2010 si è scelto di effettuare l'analisi di termoluminescenza che ha accertato la compatibilità dell'oggetto con una datazione tra il 200 a.C. e il 500 d.C. Ciononostante, e benché gli studiosi non siano ancora riusciti a definire il periodo esatto al quale far risalire le origini della cultura Mochica, il limite cronologico di questa è compreso, allo stato degli studi, tra il 100 e l'800 d.C.Arroccata sulla costa settentrionale del Perù, la cultura Mochica si è sviluppata tra il Pacifico e le Ande, nelle valli di Lambayeque, Chicama, Moche e Viru: una regione caratterizzata dalla presenza del deserto. Era una società organizzata in classi e molto gerarchizzata, dedita all'agricoltura (le loro tecniche di irrigazione erano tali da garantire la sopravvivenza di grandi coltivazioni anche nell'area desertica) e alla pesca, alla metallurgia (producevano leghe dalle più rozze alle più pregiate per utensili, armi e gioielli) e all'arte.
Rinomata soprattutto per i tesori delle tombe di Sipan, la cultura Mochica è fortemente connotata da una produzione di ceramica riconoscibile per qualità e per l'aspetto liscio e lucido, che utilizzava un'argilla molto ricca di ferro, color ocra con motivi beige o molto scuri. Gli studiosi ancora oggi esprimono posizioni differenti sull'uso della ceramica nella cultura Mochica: inizialmente relegata ai rituali funerari perché rinvenuta prevalentemente in occasione degli scavi di sepolture, avrebbe avuto in realtà un ruolo di marcatore di identità e status sociale nella vita domestica di ogni giorno, nonché nelle feste pubbliche. Non è conosciuto un esemplare altrettanto importante: uno simile (differisce per la più comune foggia “a bottiglia” con ansa a staffa e per le dimensioni ridotte) si trova al Museo Cileno di Arte Precolombiana a Santiago.
Il giaguaro è tenuto in grande considerazione in questa cultura. Una delle due principali divinità Mochica è Aiapaec o Aia Paec (aiapøk o a.ja.pøk, colui che agisce), il più temuto e il più adorato, chiamato anche il Decapitatore (perché punisce) e il Creatore (perché protegge e fornisce trionfi militari, oltre che acqua e cibo). Viene spesso indicato come il dio-giaguaro:
la rappresentazione più comune della divinità - quella che ricorre nelle pitture murali dei Templi del Sole e della Luna (Huaca del Sol e Huaca de la Luna), un complesso archeologico che è considerato il santuario Mochica, sulla costa nord del Perù a cinque miglia da Trujllo - si presenta con un volto felino antropomorfo con le zanne, un giaguaro appunto, e le onde del mare che lo circondano. Benchè Aiapec sia rappresentato in modi diversi, l'elemento ricorrente è dato dalle zanne di giaguaro.
Nella primavera-estate 2014, durante una campagna di scavi nell'area compresa tra il Tempio del Sole e il Tempio della Luna sotto la direzione dell’archeologo Santiago Uceda, è stata rinvenuta una sepoltura del cui corredo funerario fanno parte, tra gli altri oggetti, tre mandibole di giaguaro e due artigli del felino in rame dorato. Questa scoperta, secondo gli esperti, sembrerebbe confermare che la cultura Mochica si caratterizza diversamente nei siti del Nord (dove ricorrono i riferimenti al dio-giaguaro) rispetto a quelli del Sud (dove questa tipologia di oggetti non è mai stata rinvenuta). Per questa ragione siamo portati a ritenere che questo vaso rituale possa provenire proprio dalla costa nord del Perù.
Auguri Rassegna! 25 anni di Cinema Archeologico a Rovereto.
Per rendere omaggio alla rassegna che da un quarto di secolo richiama in Trentino i personaggi e gli studiosi dell'archeologia mondiale, la FSP espone solo per cinque giorni, dal 7 alll'11 ottobre 2014, nel foyer dell'Auditorium Melotti di Rovereto lo splendido giaguaro Mochica.
Un reperto eccezionale per un festival che è campione per numero e qualità di titoli cinematografici e protagonisti della ricerca archeologica. In questa edizione la Rassegna ospita il Museo del Louvre, alcune importanti Istituzioni cinematografiche e di ricerca internazionali, Gedeon Programmes (una delle maggiori società di produzione cinematografica dedicata alla scienza), l'Istituto per l’archeologia preventiva (INRAP).
La ricchezza del programma è tale da soddisfare molteplici curiosità, e si presta a individuare più chiavi di lettura, al di là dei percorso dedicati ad “archeologia e arte” e “archeologia e scienza”, ospitati per gli affini approcci anche dai musei MART e MUSE. Nella varietà delle proiezioni è possibile individuare ad esempio un filone che privilegia la componente musicale (particolarmente sensibile nelle prove di musica etrusca delle serata finale), una vena avventurosa, tesa tra i tesori dell’oceano indiano e i segreti della città di Angkor, numerose concessioni all’egittomania.
La Rassegna offre inoltre l’occasione per una riflessione sulla storia del popolo ebraico, con due film e una conversazione con Paul Salmona, direttore del Museo d’arte e storia del giudaismo di Parigi. L’evento non dimentica di guardare al Centenario della Grande Guerra, evocata dalle drammatiche testimonianze emerse dal ghiacciaio dei Forni nel gruppo Ortles –Cevedale e documentate dal film Punta Linke - La Memoria nel pomeriggio. Lungo il filo rosso del conflitto si sviluppano pure le riprese girate in Siria, Medio Oriente e Pakistan. Sul fronte del dibattito, sempre acceso, sugli investimenti italiani per la cultura, ospiti d’eccezione del festival saranno invece l’ex Ministro dei beni culturali Massimo Bray e l’archeologo Giuliano Volpe, già presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici. Sabato 11 ottobre, la serata conclusiva dedicata alle premiazioni.
Nel pomeriggio di domenica 12, nella sala convegni della Fondazione Museo Civico di Rovereto, la Rassegna propone la visione dei film del proprio archivio che in precedenti edizioni hanno vinto prestigiosi premi attribuiti da giurie internazionali o dal voto del pubblico, oggi nella videoteca del Louvre.
Informazioni e programma dettagliato alla pagina della XXV Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico.